Maratona delle Dolomiti, sempre garanzia di emozioni!





Da più di un mese non scrivo sul blog, ma non perché non abbia vissuto avventure emozionanti... Anzi, tutt'altro! Sono state forse le settimane più intense, sotto l'aspetto sportivo e non solo.
Il weekend dopo la Granfondo Sportful, come avevo già accennato, sono andato al mare a ricaricare le batterie in famiglia, prima della importante settimana sui monti pallidi.


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Con questo post voglio quindi condividere la mia esperienza a San Cassiano in Val Badia, in occasione della Maratona Dles Dolomites, per la mia sesta partecipazione e addirittura per la numero 13 per mio suocero!

Mercoledì 27 giugno è quindi iniziata quella che poi si è rivelata una vacanza davvero coi fiocchi. E 
già l'inizio lasciava presagire bene: partito nel primo pomeriggio, ancora con la macchina carica di borse e valigie, sono andato diretto a far una "sgasata" al tramonto sulla salita del Passo Giau, con un cielo quasi totalmente limpido e le temperature che si aggiravano intorno ai 5 gradi. Ovviamente mi sono potuto permettere una pazzia del genere solo perché moglie, suoceri e nipoti sarebbero arrivati nei giorni successivi. 


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Dopo aver accennato un breve riscaldamento salendo fino al Colle Santa Lucia, mi sono messo alla prova con la salita che, dati alla mano, risulta poi essere la più dura della gara: circa 10 km di lunghezza alla pendenza più o meno costante del 10%. Analizzando i tempi post allenamento, mi sono reso conto che forse non sono mai stato così in forma e ciò mi faceva ben sperare per la domenica.







Al giovedì avrei voluto far il percorso famoso come Sellaronda (o "giro dei quattro passi") che consiste in un continuo su e giù intorno al Gruppo del Sella: Passo Campolongo, Passo Pordoi, Passo Sella e Passo Gardena, che corrispondono al percorso corto della MDD. Visto il cielo un po' cupo (e le gambe un po' impacciate per l'allenamento della sera prima) ho però preferito ascoltare il consiglio dell'amico Cristiano: con lui ed il suo compagno di squadra Andrea abbiamo allora scalato con molta calma il solo Passo Gardena, prima dal versante di Colfosco e poi qualche km dal versante della Val Gardena.
Al pomeriggio sono invece arrivati suoceri e nipotini e la sera è stato invece il momento del ritiro pacchi gara. Pensavamo di anticipare la folla dei giorni successivi, invece erano tanti i ciclisti arrivati già in valle.





Il venerdì mattina, in attesa dell'arrivo dalla pianura lodigiana dell'amico Antonio, ho deciso di andare a vedere l'ultima tappa della Val di Fassa Running, una spettacolare gara di trail running in cui gareggiava in quei giorni mio fratello Salvatore e che prima o poi penso di provare anche io.




Al pomeriggio invece, arrivato Antonio, abbiamo pedalato insieme, e con molta calma, prima fino al Passo Campolongo e allungando poi fino al Passo Falzarego, per tornare quindi a San Cassiano superando anche il Passo Valparola. Non sono scaramantico ma questo è lo stesso giro che avevamo fatto nel 2016: visto che quell'anno mi portò bene, era il minimo rispettare la tradizione!




La sera del venerdì c'è stato forse il momento più emozionante di questa settimana. La mia Paoletta, che non aveva potuto prender ferie, sarebbe dovuta arrivare con degli amici dei suoi genitori. O almeno, questo è quello che sapevo io... in realtà durante la cena è entrata al ristorante accompagnata da Manuel e Flavia, la nostra coppia di amici con il quale abbiamo condiviso tutte le nostre vacanze più importanti. Due amici speciali che sapevano quanto tenessi a questa manifestazione. Paola aveva riferito loro che sicuramente mi sarebbe piaciuto averli vicini in quei giorni e così hanno deciso di fare un weekend sulle Dolomiti: davvero una bellissima sorpresa per me!





Il sabato prima di una gara deve essere una giornata di relax, così io e mio fratello Salvatore (che mi ha raggiunto con la famiglia dalla Val di Fassa per passare la giornata insieme) scaliamo lentamente il solo Passo Valparola, facendo più foto che km.




Come dicevo, non sono scaramantico, ma il sabato pre-MDD è ormai tradizione che si pranzi al Pre de Costa, nei prati della frazione Armentarola di San Cassiano. Quindi breve passeggiata in gran bella compagnia, pranzo con un bel carico di carboidrati e divertente pomeriggio con giochi all'aperto per piccoli e meno piccoli. E' soprattutto in giornate come queste che mi rendo conto di quanto io sia fortunato...


Ma il giorno successivo mi aspetta la granfondo che considero la più importante dell'anno. Così dopo la cena al mitico Camping Sass Dlacia, spazio al rito di preparazione bici, divisa, barrette, gel, eccetera eccetera... Che in realtà avrei avuto anche del tempo per prepararli prima, ma tra una cosa e l'altra poi finisco sempre a farlo appena prima di andare a letto.


Ed ecco quindi il giorno della gara... Potrei raccontare metro dopo metro quello che è successo in gara perché ho un ricordo nitido di tutto, talmente nitido che sono sicuro di aver "lasciato il colpo in canna". Sono andato sicuramente molto bene, il tempo finale di 5 ore e 18 minuti è un buonissimo tempo (56° su quasi circa 4000° persone del percorso più impegnativo è in effetti "tanta roba" ed ho teoricamente rinnovato la mia prima griglia per altri quattro anni), ma ho la certezza che almeno 10 minuti in meno li avrei potuti forse limare... e lo dimostra il fatto di esser giunto al traguardo con ancora un bel po' di energia in corpo. Dopo l'arrivo pensavo e ripensavo dove potevo aver sbagliato in gara ma la risposta è forse da ricercare nel pre-gara: rispetto al 2016 (quando ci avevo impiegato 5 ore e 14 minuti) non mi sono studiato bene i riferimenti da tenere in gara: ricordavo solo di dover chiudere il percorso Sellaronda intorno alle 2 ore (cosa che ho più o meno centrato) e poi avrei dovuto solo spingere sui pedali contando sul mio stato di forma ottimale... E quindi dove avrei potuto limare quei 10/15 minuti?! Ho analizzato i vari tempi e credo un po' ovunque: minuti persi qua e là, ma specie salendo al Giau dove la paura dei crampi mi ha fatto salire un po' più piano di quel che avrei forse potuto.





In realtà una strategia di gara ce l'avevo: credevo infatti di poter restare con i primissimi almeno per metà gara, ma non ho osato agganciarmi alla loro accelerazione iniziale. Si è infatti subito formato il tipico buco, addirittura prima ancora di arrivare a Corvara, con i ciclisti top che si sono portati immediatamente in testa "a menare" ed i vari invitati/VIP che facevano quasi da tappo per quelli un po' più indietro che non avevano il coraggio di infilarsi nei minimi spazi a disposizione. Chissà, se avessi avuto più coraggio, facendo un fuorisoglia in più per agganciarmi a loro, magari avrei fatto davvero un super tempone (centrando il mio forse troppo ambizioso obiettivo delle 5 ore). Oppure, viceversa, mi avrebbero tirato talmente tanto il collo che poi mi sarei impiantato sulle ultime salite. Peccato, perché non mi sono mai sentito così in forma come in quei giorni e con gli amici al traguardo a tifare avrei voluto fare molto ma molto meglio.





Uno dei miei motti è "cerca i tuoi limiti e superali"... purtroppo questa volta mi sono tirato indietro prima ancora di arrivare al mio limite. Ma sinceramente lo dico con non così tanto rammarico. Alla fine, cosa fondamentale e non sempre scontata, tutto è andato bene sia per me che per mio suocero Angelo, che a 73 anni ha portato a termine per l'ennesima volta il percorso medio... chapeau!!! E visto che mi piace veder il bicchiere sempre mezzo pieno, forse aver risparmiato delle energie mi ha permesso nei giorni successivi di godermi meglio i nipotini, facendo in compagnia delle belle e salutari passeggiate prima del loro ritorno in USA. Perché per me la Maratona delle Dolomiti è diventata anche e soprattutto questo: passare qualche spensierato giorno in famiglia sui nostri amati monti!


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