Mini ritiro in Val di Fassa - Bici e non solo: I love Dolomites!

Ad una settimana dalla mini vacanza in Trentino, mi pare doveroso dedicare un post a quanto vissuto in quei giorni. Perché la mia testa è ancora "lassù", nonostante ieri sia stato impegnato nella Granfondo del Penice a Zavattarello, dove per caldo e problemi fisici ho preferito affrontare il percorso medio (qui il link di Strava) e dove sono andato anche abbastanza bene (36° posizione assoluta su circa 450 persone).

L'idea era nell'aria da tempo: per i giorni 28 - 29 e 30 maggio avevo programmato ferie già da marzo, ma l'incertezza del meteo unita al non aver trovato qualcuno disponibile a farmi compagnia in qualche mia avventura sui monti, mi stava quasi per far demordere dal pensiero di concedermi degli allenamenti in montagna. Già, perché non potendo Paola prender ferie in questo periodo, l'intenzione era proprio quella di una "tre giorni" di solo ciclismo, con tanti km e soprattutto tanto dislivello. Mi ero quasi rassegnato al fatto di dover restare nel piattume padano (che per un ciclista diventa ovviamente pattume... non me ne vogliano gli amanti della pianura!), quando Marcello, l'amico ciclista già spesso citato nel mio blog, mi comunica di poter prender ferie e di non aver mai visto le Dolomiti se non in fotografia: per me è quindi una super notizia! Nel giro di pochi giorni prenotiamo l'albergo a Canazei (uno dei pochi hotel già aperti in questo periodo di bassa stagione turistica) e programmiamo quelli che potrebbero essere i nostri allenamenti in bici, anche perché le previsioni meteo sembrano essere dalla nostra parte!

O meglio, sembravano... Giunti in valle verso mezzogiorno di lunedì 28 maggio veniamo infatti accolti da un bell'acquazzone: iniziamo bene!!! Siamo però fiduciosi nel fatto che si tratti solo di nuvole passeggere. Così, giusto il tempo di scaricare l'auto, siamo presto in sella, mentre dal cielo inizia a farsi vedere qualche timido raggio di sole. Partiamo in direzione Marmolada per arrivare fino al Passo Fedaia, dove si trova l'omonimo lago. Seppur un cartello ci avvisi a valle della chiusura del passo, proviamo comunque a salire ma nel frattempo riprende a piovere, e anche con insistenza. Come si dice in questi casi: ormai ci siamo bagnati, tanto vale continuare a pedalare. Arriviamo fino all'interruzione della strada, quasi ad un km dal lago, ma essendo completamente impossibile passare giriamo le bici con l'intenzione di rientrare direttamente in hotel senza aver fatto neanche un'ora di allenamento. Il cielo torna però a schiarirsi, stavolta con più decisione e mostrandoci bene le Dolomiti in tutto il loro splendore, e decidiamo di arrivare a Pozza di Fassa e salire quindi fino al Rifugio Gardeccia, salita davvero impegnativa quanto affascinante che è stata spesso arrivo di tappa del Giro d'Italia. Purtroppo dobbiamo presto rientrare perché stanno tornando minacciose le nuvole, anche se il posto meriterebbe sicuramente una visita più approfondita. In questo rifugio si è infatti ai piedi delle Torri del Vajolet e del Gruppo del Catinaccio, chiamato da tedeschi e ladini Rosengarten, cioè giardino delle rose, per le leggende locali su Re Laurino: ne esistono varie versioni che terminano però tutte con la stessa frase di rabbia rivolta dal Re al giardino di rose presente sulle cime di questi monti: "né di giorno, né di notte alcun occhio potrà più ammirarti" dimenticandosi in questa maledizione dell'alba e del tramonto... sono proprio questi i momenti in cui queste rocce si colorano di un colore tendente al rosso come un giardino di di rose di ineguagliabile bellezza, il cosiddetto fenomeno dell'Enrosadira che caratterizza tutte le Dolomiti.


Vista sulle Dolomiti dal centro di Campitello di Fassa

Pioggia durante il nostro tentativo di salire al Passo Fedaia


Torniamo in hotel fortunatamente asciutti e nonostante non sia stato il giro inizialmente previsto, siamo comunque soddisfatti: circa 50 km con più di 1000 m di dislivello... impensabile sulle strade di casa!





Cartello con i dati relativi alla salita da Pozza di Fassa fino al Rifugio Gardeccia

Marcello sulla salita verso il Rifugio Gardeccia con le Torri del Vajolet sullo sfondo

Rifugio Gardeccia


Per martedì avremmo teoricamente previsto l'allenamento più lungo di questa mini vacanza, ma con un meteo decisamente avverso ci concediamo solo una pedalata mattutina (o meglio dire, una lavata... praticamente tutto il giro sotto la pioggia!) fino a Lago di Carezza, sempre spettacolare anche se le nubi basse ci impediscono purtroppo di veder la caratteristica catena montuosa del Latemar rispecchiarsi nel lago. Mi piace ricordare che anche qui è una leggenda ladina a raccontare come è nata la bellezza di questo angolo di Dolomiti: nelle acque del lago viveva un tempo una meravigliosa e dolce ninfa di nome Ondina; lo stregone del Latemar se ne innamorò e per cercare di farla uscire allo scoperto e quindi di rapirla, fece apparire un luminoso arcobaleno; la ninfa, accorgendosi dell'inganno, scappò via per sempre nelle profondità e lo stregone, infuriato, spezzò l'arcobaleno e lo gettò in mille pezzi nel lago; da quel momento nelle acque del Lago di Carezza si rispecchiano durante l'anno tutti i colori dell'iride: dall’azzurro al verde, dal rosso all’indaco, dal giallo all’oro.


Felix sulla salita verso il Passo Costalunga

Marcello sulla salita verso il Passo Costalunga

Selfie con il cartello del Passo Costalunga

Lago di Carezza e catena del Latemar nascosta tra le nubi

Selfie al Lago di Carezza


Rientrando dal Passo Costalunga incrociamo prima la campionessa italiana Elisa Longo Borghini e poi il team toscano della Mastromarco al completo (importante team di ragazzi dilettanti tra cui militò da giovane anche il campione Vincenzo Nibali), in ritiro in Trentino per preparare rispettivamente il Giro d'Italia Donne e quello Under 23, che inizieranno entrambi a breve.


Due giovani promesse del Team Mastromarco: Giuseppe e Mirco





Al pomeriggio facciamo invece i turisti nella scenografica Val San Nicolò, dove troviamo caratteristiche mucche al pascolo e scorgiamo più o meno in lontananza anche tante carine marmotte. Anche qui il cielo cupo e le nuvole basse ci fanno godere solo parzialmente la bellezza del paesaggio, che con un cielo limpido assicuro essere mozzafiato!


Mucche al pascolo in Val San Nicolò

Vista sulla Val San Nicolò

Ruscello in Val San Nicolò


Per tirare fino l'orario di cena decidiamo di arrivare ai vicini Passo Pordoi e Passo Sella per fare qualche foto e per capire quale sia la temperatura in vista del possibile allenamento del mattino successivo.


Passo Pordoi, monumento al Campionissimo Fausto Coppi

Storico edificio sul Passo Sella

Vista su Sassopiatto e Sassolungo dal Passo Sella


Le previsioni meteo per il mercoledì indicano decisi miglioramenti, con qualche nuvola ma basse probabilità di pioggia, quindi l'intenzione è quella di tentare il giro pensato precedentemente per il martedì cercando di non finire troppo tardi dato che al pomeriggio ci tocca ritorna in Pianura Padana. E allora colazione anticipata cercando di essere in sella il più presto possibile. La mattina veniamo addirittura svegliati da un cielo limpidissimo ed il pensiero mio e di Marcello coincide: oggi si esagera! Inizialmente avevamo previsto di immetterci sul percorso medio della famosa Maratona Delle Dolomiti ma, visto il meteo e dato come è andata i giorni precedenti, cercheremo di gestire al meglio le energie per fare anche il Passo Giau, ricalcando quindi il percorso lungo. Riepilogando il giro a parole: partendo da Canazei, dalla Val di Fassa scolliniamo in Val Gardena tramite il Passo Sella (quindi iniziamo subito con la salita che riserva le pendenze più arcigne sfiorando ogni tanto il 13-14%); scendiamo qualche chilometro e quindi saliamo sul Passo Gardena per poi scendere a Corvara in Val Badia; passiamo la prima volta sul Passo Campolongo e scendendo ad Arabba completiamo il famoso giro dei quattro passi, più famoso come Sellaronda (dato che con questo giro si effettua tutto il giro intorno al Gruppo del Sella); da qui svoltiamo a sinistra passando nella Valle di Fodom in direzione Val Fiorentina e imboccando prima la salita del Colle di Santa Lucia e poi la lunga e tortuosa salita al Passo Giau (ben 29 tornanti in 10 km dove la pendenza è costantemente intorno al 10%); scolliniamo così nella Valle D'Ampezzo, scendendo quasi fino a Cortina; quindi svoltiamo a sinistra verso il Passo Falzarego prima e Passo Val Parola poi, da dove torniamo in Val Badia con la discesa fino a Corvara; saliamo per la seconda volta al Passo Campolongo, riscendiamo ad Arabba ma questa volta svoltiamo a destra per salire sul mitico Passo Pordoi, dove ci concediamo torta linzer e strudel prima di tornare a Canazei.



Per chi non conosce questi posti sembra un ammasso di nomi di paesi, salite, valli... ma per chi è stato da quelle parti si tratta quasi di poesia. Non so voi, ma rileggendo il giro che abbiamo fatto mi si riaprono in mente dei flash con panorami davvero unici al mondo! Se però non avete mai visto queste montagne, che fanno ufficialmente parte del Patrimonio Unesco e quindi un importante patrimonio per tutta l'umanità, oltre a consigliarvi di andarci quanto prima, magari girando in bicicletta per evitare di inquinare (tranquilli, ormai noleggiano anche quelle elettriche per chi non vuole faticare!), vi consiglio di guardare il Relive che ho caricato sul mio canale YouTube.







Adrenalina ma soprattutto entusiasmo ed eccitazione erano costantemente alle stelle. Come avete potuto vedere dal Relive abbiamo riempito i rispettivi telefoni e GoPro con foto e selfie durante tutto il giorno. E se nei giri dei giorni prima ho riempito la testa di Marcello con le fiabe di questi posti, durante questo lungo allenamento ci siamo goduti la maestosità di questi monti quasi in religioso silenzio, anche se ogni tanto mi veniva istintivo accennare qualcosa sulle mie esperienze in gara su queste strade. Nella parte bellunese della nostra pedalata era d'obbligo citare anche alcuni racconti della Prima Guerra Mondiale, dato che questi monti segnavano la linea di confine tra lo stato austro-ungarico e quello italiano. Racconti particolari e suggestivi, che provocano certe emozioni solo se ascoltati di fronte a queste cime, come per esempio la storia della Cengia Martini, sotto la cima del Lagazuoi. Quindi, altro consiglio: quando sarete qui in vacanza, non perdetevi di visitare qualche fortino di guerra, magari quello al Passo Val Parola... e se avrete la fortuna di avere come guida il mitico Franz, preparatevi anche alle lacrime... Se ne volete un anteprima, cercate qualche video su YouTube (a questo link un esempio di un video amatoriale e che segnalo di vedere soprattutto dal minuto 7.55 in poi, oppure a questo link il documentario RAI girato appositamente in questi luoghi).




Alla fine, nonostante due giorni su tre siano stati rovinati dal brutto tempo, non possiamo che ritenerci soddisfatti di questo breve ritiro. Questa volta soli, senza le rispettive "sante mogli"... ma ho già avvisato Marcello: l'ho accompagnato in queste valli ora che siamo vicini all'estate e che i prati sono in fiore, e ci torneremo in inverno, quando sarà la neve a farla da padrone e non saremo in sella alle nostre bici ma sugli sci, e magari in compagnia anche delle nostre donne. Perché le Dolomiti hanno un fascino particolare durante tutto l'anno e non vedo l'ora di ritornarci!


Divertente doppio selfie al Passo Sella