Oetztaler: la mia rivincita con il Rombo... ed è Prestigio!

Con la gara austriaca di domenica 2 settembre, ho praticamente chiuso la mia stagione ciclistica 2018. O almeno credo...



Stagione intensa, avvincente. Anzi, prestigiosa! Ho infatti finalmente conquistato il mio primo brevetto del PRESTIGIO, il circuito delle granfondo selezionate dal Bici Club Italiano in base a determinati requisiti, come difficoltà del percorso, organizzazione dell'evento, numero dei partecipanti nelle scorse edizioni e altro ancora. La soddisfazione per aver centrato questo obiettivo è tanta, perché le gare da affrontare non erano mai facili.




A Soelden in modo particolare niente era scontato. Premessa fondamentale per chi decideva di andar fin lassù per una gara in bicicletta come l'Oetztaler Radmarathon. Ed il suo fascino è sempre stato un po' anche questo. Certo, gara dura che per distanza (quasi 230 km) e dislivello (più di 5.000 metri) è sicuramente tra le più toste in questo ambito. Ma in questo periodo dell'anno le condizioni meteo possono far in modo che "il sogno" (che a Soelden viene spesso citato) di terminare questa gara possa diventare ben presto un incubo. Ci sono stati anni in cui lo è stato per il caldo estremo, specie in alcune valli, che se si restava senza acqua nella borraccia diventava un calvario. E anni come questo, che entra di diritto negli annali per pioggia, freddo, nebbia e per qualcuno addirittura grandine.



Negli ultimi anni ho preso parte ormai a tante #granfondo , più o meno con tutte le condizioni atmosferiche... ma personalmente mai così avverse! . Ero davvero vicino al ritiro: nella prima discesa ho pensato di tutto, in particolare di quanto volessi esser a casa con la mia Paoletta. Ma poi mi sono ricordato del perché fossi su quella bici... il mio primo brevetto #Prestigio del @biciclubitaliano da conquistare e soprattutto la mia personale rivincita con il #PassoRombo ! In passato non mi sono mai ritirato e ho pensato che terminare questa stagione di granfondo senza arrivare al traguardo sarebbe stata una delusione che mi avrebbe logorato per troppo tempo! Ho ripensato anche ai tanti messaggi di incoraggiamento ricevuti i giorni prima... . E quindi complimenti a tutti quelli che l'hanno portata a termine! Questa maglia ce la siamo guadagnata tutta: con il sudore, con la fatica, ma come han detto in tanti... soprattutto con i cojones!!! . "Il ciclismo è uno sport di merda!" ma è proprio per questo che ci piace così tanto! . E ora posso sicuramente affermare che non sono mai stato così soddisfatto di me stesso! 😊 . . #cyclinglife #pedalapedala #cycling #wearerodmanazimut #BiciClubItaliano #ÖRM #ÖtztalerRadmarathon #Sölden #finisher
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IL MIO GIRO SU STRAVA:



Una gara a dir poco epica che, al contrario del 2016, sotto certi aspetti mi sono proprio goduto nonostante il meteo! Quella volta, causa "qualche" sorso in più di energy drink, mi sono dovuto fermare per circa un'ora salendo al Passo Rombo e mi sono ritrovato per due giorni con giramenti di testa e nausea. Esatto, come gli effetti post sbornia! (qui il racconto di quella esperienza) Quando a inizio stagione 2018 ho deciso di provare a concludere il Prestigio e ho visto che tra le granfondo selezionate c'era anche l'Oetztaler, ho pensato: "Wow, voglio conquistarlo proprio con quella gara e riprendermi la mia rivincita con il Passo Rombo!".

Così mi ero guardato bene il calendario e avevo scelto le mie sette granfondo (per chi non lo sapesse il Prestigio si conquista completando almeno 7 percorsi lunghi delle 10 granfondo selezionate dal Bici Club Italiano), per far in modo di concluderlo a Soelden e tenendomi quindi la Granfondo Tre Valli Varesine come eventuale "scorta" nel caso fosse andato storto qualcosa in una delle granfondo precedenti. Dopo la Maratona delle Dolomiti ero quindi arrivato a sei granfondo di questo particolare e importante "brevetto" (in ordine: Padova, Desenzano del Garda, Alassio, Cesenatico, Feltre e Corvara appunto) quindi quello che mi ero prefissato si stava realizzando.

Arrivo a Soelden il giovedì sera insieme all'amico lodigiano Luigi, alla sua settima partecipazione in Austria. L'intenzione era quella di concederci una pedalata insieme la mattina dopo ma il cielo ci fa subito capire che non vuole fare sconti... E così, dopo aver ritirato il pacco gara, tiriamo le ore con qualche passeggiata tra gli stand del villaggio ed in paese.



La pioggia non dà tregua e anche la sola voglia di uscire di casa è davvero poca. Così, a parte che con il mitico Roberto e pochi altri amici, purtroppo non ho neanche il modo di incontrare tanti altri ciclisti con il quale speravamo di ritrovarci in terra austriaca. Il pensiero fisso, nostro ma credo di tutti i ciclisti arrivati nella valle dell'Oetztal, è: "che tempo ci sarà il giorno della gara?!" E di conseguenza: "come vestirsi?!".




Al briefing pre-gara del sabato sera, dopo aver fornito minuziosi dettagli sui punti critici della gara, provano a darci qualche indicazione in più con l'aiuto di una simpatica meteorologa-ciclista: la pioggia cesserà in nottata, si partirà asciutti, basse probabilità di pioggia salendo il Passo Kuhtai dove però troveremo le temperature più rigide, nuvoloso ma senza pioggia nella valle che da Innsbruck porta la Passo del Brennero (però con un gradito venticello a favore), sole da Vipiteno al Passo Giovo e, secondo queste previsioni, la maggior parte dei ciclisti salirà al Passo Rombo quando sono previste basse probabilità di precipitazioni, in quanto ci dovrebbero essere temporali in arrivo solo nel tardo pomeriggio. Insomma, per i più ottimisti si partirà e si arriverà asciutti, mentre per i più pessimisti troveremo acqua ben presto. Una cosa pare però certa a tutti: il sole farà sentire la sua mancanza!



La mattina della gara, appena svegli, prima cosa che facciamo è guardar fuori dalla finestra: strade asciutte! E brava la meteorologa!
Dopo varie indecisioni opto di vestirmi così: per la parte inferiore pantaloncino estivo rinforzato con una sorta di semplice calzamaglia e copriscarpe; per quella superiore manicotti, maglia antipioggia a maniche corte (traspirante ma impermeabile, utile per la pioggia ma anche per le basse temperature), gilet antivento e k-wey antipioggia per partenza e discese.
Gigi invece è un po' in ansia. Lui che è sempre stato sinonimo di ferme decisioni, per la prima volta lo vedo quasi nel panico. Alla fine opta per un vestiario simile al mio, ma al posto della calzamaglia dei gambali a tre quarti ed invita anche me a far lo stesso ma ormai ho deciso di esser ottimista.

Andiamo in griglia che sono quasi le 6.30 e mancano circa 15 minuti alla partenza e siamo quindi nella coda del gruppo. C'è uno strano silenzio, forse dovuto alla preoccupazione per il meteo. Vero, non piove e la strada è asciutta, ma a guardare bene il cielo non c'è tanto da star tranquilli.
Tipico sparo del cannone, scambio di "in bocca al lupo" e prende il via il serpentone colorato. Nella discesa verso Oetz fortunatamente sono con Gigi, che con caparbietà riesce costantemente a guadagnare posizioni ma senza mai prendere rischi. Per come avevo deciso di impostare la giornata, probabilmente se fossi stato da solo sarei rimasto cauto in fondo al gruppo. In questo tratto vediamo già qualche brutta caduta che ci ricorda di restare sempre ben concentrati. La strada è leggermente in discesa ma in tanti punti devo rilanciare per tener la ruota di Gigi. Questo, unito alla crema all'arnica messa prima della partenza, mi fa subito scaldare quasi fino a sudare. Ad inizio del Passo Kuhtai, io e Gigi ci perdiamo di vista per rivederci solo al pomeriggio in appartamento. Pedalo agile, superando solo dove c'è spazio davvero sufficiente. Ritrovo qualche amico, tipo Roberto, con il quale ho condiviso qualche km della mia prima granfondo dell'anno a Padova e ora sto pedalando al suo fianco nella probabilmente ultima GF stagionale, e Lucia, l'amica ciclista siciliana. Intanto entriamo nelle nuvole: sembriamo a novembre in piena Pianura Padana, con nebbia, umidità e freddo. Negli ultimi tre km di salita inizia anche a piovigginare... E presto rimpiango i gambali di Gigi: la calzamaglia ha l'unica funzione di portare ogni goccia di acqua direttamente dentro le calze e dentro le scarpe! ...bell'idea di "emme" che ho avuto! Mentre il calore dei tanti tifosi che qui ci incitano è sicuramente un bel sollievo, penso già alla successiva discesa: i guanti impermeabili avevo deciso di lasciarli al deposito borse per ritrovarli al Passo Rombo dove sono quasi sicuro di trovare pioggia. Quindi quelli che mi son portato appresso mi impedirebbero di frenare come voglio. Allora per la fredda discesa verso Innsbruck decido di fare il Rambo della situazione: al ristoro del Passo del Kuhtai (km 51 a 2.020 metri di altitudine) metto del thè caldo in borraccia e scendo con i soli guanti estivi.




Peccato che intanto si scateni anche un fastidioso nubifragio. E' questo il punto più critico della mia gara... sono bagnato dalla testa ai piedi, ho freddo e sinceramente ho anche un po' paura in questa discesa che so essere molto veloce (nel 2016 avevo superato i 100 km/h). Inizio a valutare le alternative: arrivare a Innsbruck e ritirarmi per andare in sauna tutto il giorno (e completare il Prestigio a Varese ad ottobre) oppure continuare sperando in miglioramenti del meteo. Eh no, non mi voglio far respingere ancora da questa gara! Quindi sfrutto il lavoro di un bel gruppetto di ciclisti per il lungo e lento salire al Passo del Brennero e nel frattempo fortunatamente smette di piovere, a parte qualche sporadica goccia. Abbiamo un altro folto gruppo a poche centinaia di metri davanti a noi ed inizialmente qualcuno prova a eseguire il ricongiungimento. Intanto con il sorriso penso alle parole degli amici ciclisti lodigiani ("salendo al Brennero, STAI A RUOTA!") e vedo allontanarsi il gruppo che ci precede. Amen, oggi voglio solo arrivare al traguardo. Negli ultimi km, dove la salita si fa un po' più ardua, vedo lo scatto di un ciclista con la maglia Avis Foligno e con qualche secondo di ritardo mi avventuro in solitaria al suo inseguimento: non voglio esagerare e non lo raggiungo ma intanto distanziamo la compagnia e superiamo numerose persone che non accennano neanche a mettersi a ruota. Qui mi sembra di non sentire la catena, mi sento veramente bene. Giungiamo al ristoro del Passo del Brennero (1.377 m s.l.m.) verso le 11.15, quasi 45 minuti dopo il mio passaggio del 2016, quando passai poco dopo le 10.30, e capisco che forse mi sono risparmiato anche troppo. In questa breve fermata di rifornimento borracce è uscito anche un tiepido sole che inizia ad asciugare le strade. Così scendo veloce verso Vipiteno senza troppe preoccupazioni e presto mi ritrovo all'inizio della scalata al Passo Giovo: 16 km di salita regolare per raggiungere i 2.090 metri di altitudine. Qui aumento un po' il ritmo ed è un lento e costante sorpasso di ciclisti. Nel 2016 avevo iniziato qui la mia sofferenza ma stavolta me la sto proprio godendo. Il cielo non promette bene, ma non piove e le nuvole sono abbastanza alte da permettermi qualche fotografia mentale ai panorami. Per non rischiare di ritrovarmi senza acqua nella salita successiva decido di concedermi anche qui una brevissima fermata al ristoro, posto circa ai -2 dalla vetta.

Tempo di chiudere l'antivento ed indossare il k-way e nell'inizio della lunga discesa a San Leonardo in Passiria pare di esser arrivati a Silent Hill: freddo e anche qui fitta nebbia. Ricordo la presenza di strapiombi a bordo strada e, per non saper ne leggere ne scrivere, scendo con i freni tirati restando sempre nella parte della carreggiata vicina alla roccia. Dopo qualche km usciamo dalla nebbia e qui mi diverto a fare la discesa ad una velocità decente. Sto benissimo e sono gasato dal fatto che mi sto avvicinando al faccia a faccia con il Rombo. Ricordo che in certi punti canticchiavo pure! Fino a quando da lontano vedo il secco tornante verso destra che a fine discesa, già dentro San Leonardo, porta all'imbocco della lunga strada che porta al Passo Rombo: quasi 29 km di salita vera. Questo punto è da brividi: un sacco di gente è qui a tifare per noi nonostante i primi ciclisti siano passati già da ore! Proprio mentre sto valutando se togliere subito il k-way indossato per la discesa ecco che inizia a scendere qualche goccia di pioggia. Supero in velocità tanti ciclisti fermi nell'intento di spogliarsi mentre io, continuando a pedalare decido solo di aprirlo. Forse sarebbe stata anche una buona scelta toglierlo del tutto per qualche minuto ma presto la pioggia diventa davvero incessante. Anche qui, come salendo al Giovo, è un lungo e costante sorpasso. Sono pochi quelli che mi superano e li vedo troppo decisi a fare velocità per provare a stare alla loro ruota. Prendo come riferimento un solo ciclista, con un passo molto simile al mio e così ben presto supero il punto critico del 2016, dove ero stato davvero ad un soffio dal collasso e dal ritiro. Nei pressi del ristoro cambia lo scenario nel giro di pochi minuti: il cielo si apre facendo spazio ad un gradevole sole. Richiudo il k-way nelle tasche della maglia e spero inutilmente che il sole possa un po' asciugarmi... Riprendo presto a salire e, mentre il cielo al di sopra sembra totalmente azzurro, scorgo nuvoloni grigi in arrivo.





Mi godo il paesaggio e supero il grande Max della Cassinis che mi ricorda in modo simpatico che in una gara così servivano più altre cose rispetto a gambe e fiato. Lascio spazio all'immaginazione... Verso la cima raggiungo anche un mio compagno di squadra, Marco. E' totalmente a corto di energie e pare molto sofferente. Mi incita di non aspettarlo ma preferisco restare al suo fianco, ormai manca poco all'arrivo. Scambiamo due chiacchiere e capisco che probabilmente ha fatto un errore simile al mio del 2016. Arrivati al Passo del Rombo (2.509 metri di altitudine), mentre Marco prosegue verso il successivo "dente" di un paio di km che precede la picchiata finale in Soelden, io decido di prendermela con calma sfruttando il deposito borse: quindi cambio manicotti, scaldacollo e guanti (sì, quei guanti che ho tanto rimpianto nelle precedenti discese).
Raggiungo Marco ed insieme ci buttiamo nell'ultima discesa dove ora è lui a dover quasi aspettare me perché con la sua posizione aerodinamica riesce a raggiungere velocità massime più elevate. Arriviamo al traguardo con il tempo del cartellone che indica 10 ore tonde tonde: il mio real time era di 9 ore e 50 minuti, per Marco poco di più. Soddisfazione alle stelle! Sono ufficialmente PRESTIGIOSO!




Complimenti a vicenda, foto, qualche boccone al ristoro finale e dritti in doccia! Scopro intanto che anche Gigi è presto in arrivo mentre nel frattempo riprende a piovere. Poi verrò a sapere che al Passo Rombo si è beccato anche una forte grandinata... giusto per non farsi mancare niente!


Giro di messaggi con amici e compagni di squadra! Tutti giunti al traguardo sani e salvi e tutti loro hanno fatto registrare tempi strepitosi nonostante il meteo! Ma oggi bravi tutti, davvero eroici!





IL MIO RELIVE, BUONA VISIONE: