Nove Colli e altro importante tassello per il Prestigio

La Granfondo Internazionale Nove Colli di Cesenatico, giunta alla sua edizione n. 48, è sempre sinonimo di festa. Una manifestazione organizzata davvero con i fiocchi ed avvolta sempre dal calore romagnolo, che richiama ogni anno migliaia di ciclisti su questa parte della riviera adriatica. Le iscrizioni da qualche anno chiudono a ben 13.000 persone, facendone l'evento ciclistico italiano con il maggior numero di partecipanti, oltre che il più longevo. Per questo è soprannominata la Regina delle Granfondo ed è ormai una tappa fissa nel circuito del Prestigio organizzato dal Bici Club Italiano. Previsti due percorsi: un percorso lungo di 205 km con i classici Nove Colli (in serie: Polenta, Pieve di Rivoschio, Ciola, Barbotto, Monte Tiffi, Perticara, Monte Pugliano e Gorolo, che portano il dislivello finale a più di 3.800 metri) ed un percorso medio di 130 km, con i "soli" primi quattro colli per un totale di circa 1800 metri di dislivello. Ai fini del Prestigio vale, come sempre, il solo percorso lungo.

Per goderci meglio il weekend al mare, io e Paola decidiamo di partire il venerdì pomeriggio e questa volta ci sono ad accompagnarci anche i suoi genitori, per incitarmi ma soprattutto per evitarmi le tante ore di guida alla domenica pomeriggio, specie dopo una così lunga gara.
Così il sabato mattina, dopo una rigenerante "Corsetta con Paoletta", mi reco abbastanza presto al centro sportivo per il ritiro pacco gara, dove però inizia già ad esserci una bella folla tra i vari stand, che sono solo l'antipasto degli espositori presenti al Ciclo&Vento, nelle vie centrali, all'ombra del famoso grattacielo di Cesenatico.

Mi concedo anche un giretto in bici durante il quale ho l'occasione di provare le ruote concessemi dal Bici Club Italiano grazie all'Experience con Deda Elementi.







Durante questa breve pedalata ho anche il piacere di incontrare alcuni amici ciclisti, tra cui Riccardo "Sagan" Hamilton (sì, ancora lui), che incontro nei pressi del monumento di Pantani, e Manuel Belleri, (conosciuto mesi fa in occasione di una gara a cronometro nel lodigiano), che mi riconosce da lontano grazie al particolare colore della mia bici.






Questa è una delle gare con partenza prevista molto presto: lo sparo darà il via alla prima griglia, quella rossa, alle ore 6.00. Dopo tre minuti dalla partenza dell'ultimo di questa griglia, partirà quella successiva e dopo tre minuti quella dopo ancora e così via fino alla griglia verde, nona e ultima griglia di partenza. Una lunga procedura scelta per evitare i classici tappi sulle prime salite, intasamenti di ciclisti che si formano comunque data l'enorme quantità di persone in bicicletta con capacità atletiche totalmente differenti.

Ho già pedalato ben tre volte in questa granfondo (due percorsi lunghi ed uno medio), ne conosco ormai abbastanza bene le varie insidie e quest'anno sarebbe stata la volta buona per guadagnare la prima griglia, quella rossa, ottenibile con un tempo gara sul percorso lungo inferiore alle 7 ore e 30 minuti. In realtà parto addirittura con l'obiettivo delle 7 ore, cosa che sento facilmente raggiungibile per il mio stato di forma attuale. Le gambe sono ben allenate, quindi penso che provarci sia doveroso.



Già in griglia mi sento stranamente svuotato da stimoli e spero di ritrovarli iniziando a pedalare. La mia griglia, quella gialla che seguiva rispettivamente quelle rossa, bianca e blu, prende il via verso le ore 06.15, ben quindici minuti dopo la prima partenza, e pian piano cerco di guadagnare posizioni... dentro di me penso: ora iniziamo a divertirci! Ma neanche il tempo di trovare il mio ritmo che sento sgonfiarsi la ruota posteriore. Forato dopo neanche 10 km! Incredibile, il mio umore, che era in ripresa, è immediatamente finito sotto le tacchette delle mie scarpe. Fortunatamente un certo Fabio di Varese, fermo a bordo strada a vedere lo scorrere del fiume colorato di ciclisti, mi assiste al cambio della camera d'aria e nel frattempo ogni gruppo che sfreccia accanto è una sberla morale. Riprendo a pedalare e sono nel fondo della griglia rosa (appena successiva alla mia) con i primi della griglia arancione (quella dopo ancora) che risalgono a tutta velocità. Per un attimo ho pensato di andar in spiaggia con Paola e fottermene di questa gara, ma non sarebbe stato da me. Quindi, soprattutto con lo stimolo del Prestigio, riprendo a pedalare senza però pensare più al cronometro. Quando, salendo verso Bertinoro in direzione del colle del Polenta, vedo ciclisti infilarsi ad ogni centimetro di spazio libero, penso che di solito sono io quello che si fa spazio tra i ciclisti meno allenati. In questo caso sono dalla parte opposta e non me ne capacito. Penso già al nome del giro su Strava: "Nove Colli - Oggi mi sono goduto i panorami...".

Trovo nel frattempo delle facce conosciute, prima Simone Maiocchi dello Sport Frog Senna e poi Marco Frigoli della Cicloamatori Melegnano, con il quale condivido qualche metro e che mi incitano a dar comunque del mio meglio. Ad un certo punto, imboccando il secondo colle, spunta alle mie spalle Marco Carlotti, compagno di squadra di Maiocchi, alla sua prima Nove Colli che però vuole ben figurare: partito dalle ultime griglie (verso le ore 6.35, ben 20 minuti dopo di me), è in assetto da gara e punta a far il tempo utile per guadagnare la prima griglia nelle prossime edizioni. Ritorno dalla parte degli allenati e iniziamo a superare persone, ma io non mi sento ancora "gli occhi della tigre" che ho invece notato in Marco, e nel traffico dei ciclisti ci perdiamo di vista. Lui sta salendo davvero forte ed io non riesco a guadagnare posizioni! Intanto ho il terrore delle forature, dato che l'unica camera d'aria di riserva l'ho utilizzata dopo nemmeno mezzora dalla partenza. Per fortuna supero indenne il tratto che sta facendo molto discutere per la presenza di centinaia e centinaia di chiodi sull'asfalto, sparsi di notte ed in modo davvero codardo da qualche simpaticone (anche se oserei dire "terrorista") non-amante delle ruote. Si parla di circa 300 forature nel giro di un chilometro... Brutta situazione per i ciclisti, ma anche per i mezzi di assistenza al seguito. Penso che si sia rischiato davvero molto in quel tratto di strada, per altro abbastanza veloce, dove facilmente si viaggia sopra ai 35 km/h.



Supero il Ciola senza esagerare ed affronto decisamente bene i 4,5 km del colle del Barbotto (la salita sicuramente più famosa della Nove Colli, non la più lunga ma quella con le pendenze più dure) togliendomi anche la piccola soddisfazione di far un tempo di tutto rispetto, migliorandomi di parecchi minuti dagli altri anni. Questa bella sgasata mi permette di recuperare Marco Carlotti. Con il traffico di ciclisti decisamente diminuito e con la voglia di pedalare che è tornata decisa in me, aiutarlo nel suo intento mi è da stimolo per dar un senso a questa giornata che stava prendendo davvero una brutta piega.

Da questo momento in poi non ci scolliamo uno dall'altro, aspettandoci e incitandoci a vicenda. Fino alla cima del Gorolo, l'ultimo difficile colle, dove lui è in pieno orario per il suo obiettivo e giustamente prosegue verso l'arrivo ed io decido di rientrare con alcuni compagni di squadra, tra cui il presidente del mio team Rodman. Siamo tantissimi in gara: prima squadra per numero di iscritti e poi scopriremo seconda per km pedalati sul percorso lungo. Ho ormai capito che per me rientrare nelle 7 ore e mezza è un'impresa ardua (ci sarei riuscito forse tenendo i 50 km/h fino a Cesenatico... praticamente impossibile!).




Mi dicono che anche per Marco Pipino è stata una gara difficile, forse perché ha dato molto nella fase iniziale, e quindi decido di unirmi alla "scorta del presidente" ed arrivo a Cesenatico con un tempo gara finale di 7 ore e 40 minuti (la mia classifica questa volta non l'ho neanche guardata... troppe persone davanti), risultato chiaramente molto al di sopra rispetto alle mie reali possibilità, ma per ottenere il Prestigio fondamentale era terminare questa gara, cosa non scontata in un percorso così lungo. Ed è per queste considerazioni che il mio commento su Strava alla fine è stato: "Un passo avanti per il Prestigio... e uno indietro per la gloria...".




Quindi questa importante medaglia di Finisher, la mia quarta volta a Cesenatico, sono riuscito a portarla a casa, anche se le aspettative erano molto diverse: uno dei miei motti è sempre stato "never give up", mai arrendersi, e questa domenica ho dovuto pensare e ripensare spesso a questa frase. Non so bene a cosa dar la colpa, forse al freddo preso verso la griglia di partenza prima che sorgesse il sole (errore da principiante non portarsi una minima protezione dalle basse temperature prima della partenza), forse al sonno, o forse era semplicemente un'anomala giornata no, ma è stata per me una difficile mattinata... Le gambe c'erano, eccome, però questa volta è stato un fattore mentale a bloccare la mia performance: mi sarà di lezione per le prossime granfondo, ne sono sicuro, con una cura maggiore di tutti i dettagli pre-gara.

Questo è il mio Relive, che merita comunque di essere rivisto, mentre questo il mio giro su Strava:




Prossimo appuntamento sarà a Feltre, il 17 giugno, per la Granfondo Sportful: nel frattempo, oltre agli allenamenti, troverò qualche gara o qualche particolare avventura da affrontare e magari da condividere!